La selettività alimentare consiste in un’anomalia dell’alimentazione che comporta una forte rigidità nelle scelte alimentari, ossia l’assunzione di un numero limitato di alimenti, spesso meno di cinque cibi, accompagnata da una scarsa accettazione di cibi nuovi di cui nutrirsi.
È sempre più evidente la correlazione fra spettro autistico e disturbi del comportamento alimentare. Perché considerare l’autismo nella prevenzione dei disturbi alimentari?
Negli ultimi anni, la crescente consapevolezza sull’autismo e sui disturbi alimentari ha portato a una maggiore attenzione sulle interconnessioni tra questi due ambiti. Numerose ricerche indicano che i tratti autistici possono emergere già nell’infanzia, precedendo l’insorgenza di un disturbo alimentare (Solmi et al., 2020). Questa evidenza sottolinea l’importanza di un approccio preventivo e di un intervento precoce, mirati a ridurre il rischio di sviluppare problematiche alimentari nella popolazione autistica.
Le persone afferenti allo spettro autistico, possono presentare peculiarità sensoriali, rigidità comportamentali e difficoltà nell’adattarsi ai cambiamenti, elementi che possono influenzare significativamente il loro rapporto con il cibo. La selettività alimentare e l’evitamento di determinati alimenti sono aspetti comuni e, se non riconosciuti e gestiti adeguatamente, possono evolvere in disturbi alimentari più gravi, come l’ARFID (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder) o persino l’anoressia nervosa.
Per questo motivo, diventa cruciale adottare strategie di prevenzione basate sulla comprensione della neurodiversità. Interventi mirati e personalizzati, che tengano conto delle specifiche esigenze sensoriali, emotive e cognitive delle persone autistiche, possono migliorare significativamente la gestione del comportamento alimentare. Inoltre, la formazione e la psicoeducazione rivolte a caregiver, educatori, professionisti sanitari e insegnanti sono strumenti essenziali per creare ambienti favorevoli che supportino un rapporto sano con il cibo fin dalla prima infanzia.
Inquadramento Diagnostico
Per una corretta diagnosi e gestione della selettività alimentare nei bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD), è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga pediatri, nutrizionisti, psicologi, terapisti occupazionali e specialisti del comportamento. È fondamentale distinguere tra una preferenza alimentare selettiva (che può essere legata a sensibilità sensoriali o abitudini consolidate) e un disturbo dell’alimentazione evitante/restrittivo (ARFID), caratterizzato da una restrizione dietetica significativa, con conseguenze potenzialmente gravi sulla crescita e sullo sviluppo del bambino.
Gli indicatori chiave che possono suggerire la presenza di un ARFID in un bambino autistico includono:
- Evitamento estremo di determinati cibi o gruppi alimentari (spesso legato a fattori sensoriali quali consistenza, colore, temperatura o odore).
- Perdita di peso o crescita insufficiente dovuta a un’assunzione calorica inadeguata.
- Caratteristiche ansiose o ossessive legate all’alimentazione, come il timore di soffocare, vomitare o avere reazioni avverse.
- Dipendenza da integratori o alimenti specifici per compensare le carenze nutrizionali.
Una diagnosi tempestiva consente di adottare strategie di intervento adeguate per evitare conseguenze negative sulla salute del bambino e migliorare la qualità della sua vita.
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